L’Attività Motoria nei Giovani: un diritto costituzionale per un futuro salutare

Nel contesto legislativo italiano, il recente riconoscimento costituzionale dello sport costituisce un importante avanzamento, evidenziando in modo esplicito il ruolo dello sport in termini educativi, sociali e di salute pubblica. Tuttavia, risulta imprescindibile ampliare ulteriormente tale visione per abbracciare il concetto più ampio e inclusivo dell’attività motoria, definendola chiaramente come diritto fondamentale autonomo, il cui impatto sul benessere generale della popolazione e sullo sviluppo psicofisico dei giovani risulta cruciale fin dalla prima infanzia.

Secondo le recenti rilevazioni dell’ISTAT (2021), la partecipazione giovanile a pratiche sportive strutturate in Italia ha registrato una significativa contrazione, passando dal 51,3% al 36,2%. Parallelamente, la percentuale di sedentarietà nella popolazione giovanile è aumentata dal 22,3% al 27,2%. Tali evidenze statistiche mettono chiaramente in luce una situazione di criticità che, amplificata dalla crescente digitalizzazione della vita quotidiana e dalla diminuzione del tempo dedicato a forme di movimento spontanee e naturali, impone l’adozione urgente di interventi politici e socioculturali mirati a invertire tale tendenza.

Attività Motoria e Dinamiche Informali: Una Prospettiva Psicosociale

L’attività motoria non deve essere circoscritta esclusivamente alle pratiche sportive organizzate, competitive e agonistiche, bensì includere tutte le espressioni informali del movimento, che risultano fondamentali nella definizione di uno sviluppo equilibrato dei giovani. Tra queste forme informali emergono il gioco libero, la corsa spontanea, le passeggiate, l’uso della bicicletta e il movimento ludico nei contesti urbani. Studi recenti mostrano una preferenza emergente tra i giovani per queste attività meno strutturate, che hanno visto un incremento moderato, compensando parzialmente la contrazione delle pratiche sportive formali.

Dal punto di vista psicosociale ed educativo, l’attività motoria informale riveste un ruolo determinante nel favorire lo sviluppo integrato di capacità motorie essenziali quali equilibrio, coordinazione, agilità e forza. Inoltre, facilita lo sviluppo di competenze sociali come la cooperazione, la comunicazione interpersonale e la capacità di problem-solving, oltre a stimolare la creatività e la capacità di adattamento. È dimostrato che l’adozione precoce e regolare di comportamenti motori attivi influisce positivamente sulla prevenzione di patologie croniche, quali obesità, diabete, disturbi cardiovascolari e problematiche legate alla salute mentale, tra cui ansia e depressione.

Politiche Pubbliche e Infrastrutture per l’Attività Motoria

L’accessibilità universale all’attività motoria richiede un forte impegno istituzionale volto alla creazione e manutenzione di infrastrutture appropriate e sicure. Numerose scuole italiane, specialmente nei contesti urbani con maggiori sfide socioeconomiche, risultano carenti di strutture idonee, quali palestre attrezzate o spazi all’aperto sicuri, limitando fortemente la possibilità di una pratica motoria regolare ed efficace.

Progetti governativi come “Sport e Periferie” costituiscono modelli efficaci di intervento pubblico, finalizzati al contrasto della marginalità sociale e al miglioramento della qualità della vita urbana mediante la creazione o riqualificazione di impianti sportivi. Tuttavia, occorre espandere tali iniziative in una prospettiva più ampia, favorendo politiche di urbanistica attiva, come la costruzione di piste ciclabili e percorsi pedonali sicuri, oltre alla riqualificazione di parchi e aree verdi.

Inoltre, l’integrazione sistematica di attività motoria nella programmazione educativa ordinaria rappresenta una priorità: ciò implica prevedere pause attive, attività motorie integrate e un approccio interdisciplinare che valorizzi il movimento come strumento di apprendimento globale.

Implicazioni del Riconoscimento Costituzionale dell’Attività Motoria

La codificazione costituzionale esplicita del diritto all’attività motoria potrebbe rappresentare una svolta fondamentale per catalizzare un’attenzione politica, amministrativa e sociale più incisiva sul tema del benessere psicofisico della popolazione giovanile. Tale riconoscimento formale potrebbe incentivare l’elaborazione di politiche pubbliche mirate e integrate, che non si limitino alla sola promozione dello sport strutturato, ma che includano anche le numerose forme informali di attività fisica, valorizzandone il ruolo educativo e preventivo rispetto a molte patologie diffuse.

A livello internazionale, soltanto una minoranza di Paesi dispone di linee guida esplicite e di politiche nazionali ben definite riguardo l’attività fisica, e spesso queste non sono adeguatamente implementate né monitorate. In tale contesto, l’Italia potrebbe emergere come un modello virtuoso, introducendo nella propria Carta Costituzionale un diritto esplicito all’attività motoria che fungerebbe da stimolo per l’implementazione di strategie intersettoriali coordinate tra istituzioni scolastiche, enti sanitari, amministrazioni locali e organizzazioni della società civile.

Un simile riconoscimento costituzionale potrebbe inoltre garantire continuità e coerenza negli interventi educativi e sanitari a lungo termine, promuovendo politiche urbane e scolastiche volte a creare ambienti idonei alla pratica regolare di attività fisica. L’adozione di un tale modello costituzionale innovativo avrebbe effetti significativi non solo sul piano sanitario, riducendo l’incidenza di patologie legate alla sedentarietà, ma anche su quello sociale ed educativo, contribuendo alla creazione di una società più dinamica, inclusiva e consapevole dell’importanza fondamentale del movimento nella crescita e nello sviluppo umano.

Prospettive per una Società Attiva e Consapevole

Promuovere efficacemente l’attività motoria richiede necessariamente un approccio multisettoriale e intergenerazionale, che coinvolga istituzioni educative, famiglie, amministrazioni locali e professionisti della salute pubblica. È fondamentale instaurare una “cultura del movimento”, nella quale l’attività fisica sia percepita non come obbligo, ma come elemento intrinseco e naturale della quotidianità individuale e collettiva.

In conclusione, il riconoscimento costituzionale dello sport deve essere considerato un punto di partenza verso un obiettivo più ambizioso e integrato. Estendere il quadro legislativo per garantire l’attività motoria come diritto costituzionale autonomo rappresenta un passo fondamentale per costruire ambienti educativi e sociali capaci di sostenere la crescita integrata dei giovani italiani, assicurando benefici duraturi sia a livello fisico che psicologico e contribuendo così al benessere futuro dell’intera comunità.

Cima Bue