Summary

L'autobiografia di Riccardo Pittis è un'intensa narrazione del suo percorso sportivo e personale, dove la vittoria e la sconfitta si intrecciano in un dialogo costante. Dai successi con l’Olimpia Milano alla difficile transizione verso la vita dopo il ritiro, Pittis offre un racconto sincero e avvincente che va oltre lo sport, diventando una riflessione sulla crescita personale, sull’autostima e sul significato autentico della competizione. Il libro non è solo il resoconto di una carriera straordinaria, ma una guida per comprendere il valore della sconfitta, la necessità di abbracciare il cambiamento e la forza che si cela dietro le difficoltà della vita.

Lasciatemi perdere

Nel panorama delle autobiografie sportive, Lasciatemi perdere di Riccardo Pittis rappresenta un’opera che trascende il semplice racconto di una carriera per diventare un’indagine profonda sull’animo di un campione, sulle sue insicurezze, sulle cadute e sulle risalite che ne hanno segnato il percorso. Pittis non si limita a raccontare la gloria delle vittorie e l’adrenalina delle competizioni, ma scava nella sua dimensione interiore, portando alla luce le fragilità, le paure e le battaglie silenziose che ogni atleta di alto livello deve affrontare. Il lettore non si trova di fronte a un racconto autocelebrativo, ma a una riflessione sincera, intima e, soprattutto, umana.

Il libro è un viaggio attraverso le fasi della sua vita: dall’infanzia trascorsa a sognare il basket, al fulmineo ingresso nella prima squadra dell’Olimpia Milano, fino ai trionfi e alle sconfitte che hanno caratterizzato la sua lunga carriera. Tuttavia, ciò che rende Lasciatemi perdere un racconto speciale è il coraggio con cui l’autore affronta il tema della sconfitta, non solo in campo ma anche nella vita. Pittis svela il lato meno noto dello sport professionistico: l’ansia da prestazione, il timore di non essere all’altezza, il senso di vuoto che colpisce gli atleti una volta terminata la loro carriera. È qui che il titolo del libro assume un significato più profondo: la richiesta di essere lasciato perdere non è una resa, ma una presa di coscienza. È il riconoscimento di un’identità che non può più essere legata esclusivamente alla vittoria o alla sconfitta, ma che deve trovare una nuova dimensione.

Attraverso un linguaggio diretto e coinvolgente, Pittis racconta momenti di grande intensità emotiva: il suo debutto accanto ai giganti del basket italiano, la pressione di dover dimostrare sempre il proprio valore, la paura di non essere abbastanza. Il lettore si trova catapultato negli spogliatoi, nei palazzetti risonanti di cori, ma anche nelle solitudini notturne di un atleta che riflette sulla sua esistenza, cercando un nuovo equilibrio. Uno degli aspetti più toccanti del libro è il rapporto con la famiglia, in particolare con il padre, figura tanto amata quanto temuta, e con la madre, la cui scomparsa rappresenta una ferita indelebile.

Non manca una riflessione sul mondo dello sport e sulle sue contraddizioni. Pittis parla con lucidità della pressione mediatica, dell’inganno del successo facile e dell’importanza di trovare un senso oltre il campo da gioco. La sua esperienza post-carriera, fatta di crisi e rinascite, diventa un insegnamento prezioso per chiunque si trovi a dover reinventarsi dopo aver dedicato tutta la vita a un’unica passione. L’autore affronta con lucidità la difficoltà della transizione dall’agonismo alla vita quotidiana, il senso di smarrimento che colpisce molti ex atleti e la necessità di ricostruire un’identità che vada oltre la pallacanestro.

Il libro si distingue per la sua onestà e per la capacità di trasformare una storia individuale in una lezione universale. Pittis non si presenta come un eroe invincibile, ma come un uomo che ha imparato a conoscersi attraverso lo sport e che, con questo libro, offre ai lettori un pezzo autentico di sé. Lasciatemi perdere è una lettura consigliata non solo agli amanti del basket, ma a chiunque abbia affrontato la paura del fallimento e la necessità di ricominciare. Le sue riflessioni sull’importanza dell’accettazione di sé, del superamento delle insicurezze e del ruolo della resilienza rendono il libro adatto anche a chi non ha mai calcato un parquet, ma si è trovato a dover ripartire da capo in qualche aspetto della propria vita.

Uno degli elementi più affascinanti dell’opera è la capacità di Pittis di descrivere il basket non solo come uno sport, ma come una metafora della vita. Ogni partita diventa un riflesso delle sfide personali, ogni allenamento un banco di prova per forgiare il carattere, ogni sconfitta un’opportunità di crescita. Il basket è il filo conduttore, ma il vero tema è l’evoluzione personale, il percorso di un uomo che impara ad accettare i propri limiti e a trasformarli in punti di forza. La sua storia diventa così un esempio per chiunque abbia affrontato momenti di crisi e incertezza, per chi ha dovuto trovare il coraggio di ricominciare e ridefinire la propria identità.

L'autobiografia di Riccardo Pittis è un'intensa narrazione del suo percorso sportivo e personale, dove la vittoria e la sconfitta si intrecciano in un dialogo costante. Dai successi con l’Olimpia Milano alla difficile transizione verso la vita dopo il ritiro, Pittis offre un racconto sincero e avvincente che va oltre lo sport, diventando una riflessione sulla crescita personale, sull’autostima e sul significato autentico della competizione. Il libro non è solo il resoconto di una carriera straordinaria, ma una guida per comprendere il valore della sconfitta, la necessità di abbracciare il cambiamento e la forza che si cela dietro le difficoltà della vita.Lasciatemi perdere