Pelé non è solo un film biografico, ma un inno alla grandezza, alla passione e alla resilienza di un giovane destinato a diventare il simbolo del calcio mondiale. Diretto da Jeff e Michael Zimbalist, il film ripercorre l’eccezionale ascesa di Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelé, partendo dalla sua infanzia nelle strade polverose del Brasile fino alla trionfale vittoria della Coppa del Mondo del 1958 a soli 17 anni. Un viaggio ricco di emozioni, sacrifici e trionfi, in cui il talento naturale e la determinazione si scontrano con la durezza della vita e la pressione di un’intera nazione che sogna la gloria calcistica.
La pellicola si concentra sulla crescita di Pelé in un ambiente segnato da difficoltà economiche e scarse risorse, ma anche da un’incredibile passione per il calcio. Il film mette in evidenza l’importanza del ginga, lo stile di gioco brasiliano che unisce creatività, agilità e imprevedibilità. Mentre il mondo del calcio europeo enfatizza tattiche e rigore strategico, il ginga rappresenta la libertà e l’espressione personale in campo. Pelé incarna questo spirito, sfidando le aspettative e dimostrando che l’arte del calcio è fatta di istinto, divertimento e autenticità.
La narrazione esplora il rapporto tra Pelé e la sua famiglia, mostrando il sostegno del padre, ex calciatore, che diventa la sua guida morale e tecnica. La madre, inizialmente scettica, teme che il calcio possa allontanarlo da un futuro più sicuro, ma la determinazione di Pelé supera ogni ostacolo. La sceneggiatura bilancia momenti intimi e riflessivi con l’intensità del percorso sportivo, trasformando la storia in un’esperienza emozionante e coinvolgente.
Kevin de Paula, nel ruolo di Pelé giovane, offre una performance convincente, catturando l’entusiasmo, la grinta e l’innocenza del protagonista. Accanto a lui, Vincent D’Onofrio interpreta Vicente Feola, l’allenatore della nazionale brasiliana, un uomo che incarna lo scetticismo verso il ginga e la necessità di affidarsi a strategie consolidate. La relazione tra i due personaggi è uno dei fulcri narrativi del film: un giovane prodigio che deve dimostrare il valore della propria identità calcistica a un sistema che predilige la disciplina rispetto all’istinto.
Dal punto di vista tecnico, la regia di Jeff e Michael Zimbalist si distingue per il dinamismo delle riprese e l’attenzione ai dettagli nelle scene di gioco. La fotografia, calda e vibrante, enfatizza la vitalità del Brasile, dalla semplicità delle strade di Bauru agli stadi gremiti di tifosi in delirio. Le sequenze di allenamento e di partita sono realizzate con una coreografia precisa, restituendo il senso di fluidità e spettacolarità che caratterizzava il gioco di Pelé.
Nonostante la qualità visiva e il forte impatto emotivo, la sceneggiatura segue una struttura piuttosto lineare, senza grandi colpi di scena per chi conosce già la storia del campione. Il film si concentra più sull’essenza della leggenda e meno su conflitti narrativi complessi, risultando talvolta prevedibile. Tuttavia, questo non ne sminuisce l’efficacia: la pellicola riesce a trasmettere un forte senso di appartenenza e orgoglio nazionale, raccontando il calcio come metafora della vita e del riscatto sociale.
Il climax del film culmina con la finale della Coppa del Mondo del 1958, un momento in cui Pelé, nonostante la giovane età, si carica sulle spalle il peso del Brasile e incanta il mondo intero con il suo talento. La scena finale è un’esplosione di emozione, un omaggio alla determinazione e alla capacità di superare i propri limiti. Il film termina con immagini d’archivio di Pelé reale, rafforzando il legame tra la narrazione cinematografica e la storia autentica di una delle figure più iconiche dello sport.
Pelé non è solo una celebrazione della carriera di un calciatore, ma un racconto universale di sacrificio, passione e perseveranza. Un film che, pur con qualche limite narrativo, riesce a catturare lo spirito del gioco e il potere dello sport nel trasformare vite e ispirare generazioni.