Summary

Volevo essere Robin è l’autobiografia sincera di Giampaolo Ricci, cestista e uomo che ha trasformato fragilità, insicurezze e sacrifici in strumenti di crescita. Più che un racconto sportivo, è un viaggio interiore, una riflessione sulla forza di chi sceglie ogni giorno di restare se stesso, fuori dai riflettori. Una lettura che parla a chiunque si sia mai sentito invisibile, ma deciso a lasciare il segno.

Volevo essere Robin

Titolo: Volevo essere Robin
Autore: Giampaolo Ricci
Editore: DeAgostini, 2025


C’è chi nasce sotto i riflettori, e chi invece impara a costruirsi una luce propria, giorno dopo giorno, tra silenzi, incertezze e cadute. Giampaolo Ricci non ha mai cercato di essere il protagonista di una narrazione da copertina, ma è finito per diventarlo proprio per questa sua capacità di restare fedele a sé stesso. Volevo essere Robin non è un libro che parla soltanto di basket. È una storia di formazione, di dignità silenziosa, di rinascita interiore. Racconta di quella parte di noi che si sente costantemente in ritardo, inadeguata, eppure non smette mai di inseguire il proprio tempo.

Ricci ci guida in un viaggio personale e sincero, con una voce che non ha paura di mostrarsi fragile. La sua infanzia, segnata da un corpo che non rispondeva ai canoni estetici dominanti, viene tratteggiata con onestà brutale. La vergogna negli spogliatoi, le parole offensive, lo sguardo giudicante degli altri e, peggio ancora, il proprio. Il cibo diventa rifugio, consolazione, prigione. Ma poi arriva la pallacanestro. Non quella dei palazzetti pieni o delle finali in Eurolega, ma quella dei primi campi, delle palestre fredde, dei parquet consumati, dove si impara a conoscere se stessi attraverso ogni passo, ogni caduta, ogni ripartenza.

Pippo“, come lo chiamano i compagni, scopre che la vera forza non è nel fare punti, ma nel fare squadra. Non nel primeggiare, ma nel resistere. La sua è una storia fatta di panchine lunghe, di errori da digerire, di viaggi in pullman che sembrano non finire mai. Ma anche di compagni che diventano fratelli, di allenatori che sanno vedere oltre le apparenze, di famiglie che credono in te anche quando tu hai smesso di farlo.

Il libro non è mai autocelebrativo. Anzi, si percepisce il pudore con cui Ricci racconta anche i successi. Come se, in fondo, non volesse rubare la scena a nessuno. È un atto d’amore verso chi si è sentito trasparente, verso chi si è convinto di dover essere sempre il secondo, quello che aiuta ma non decide. E invece, passo dopo passo, Robin si prende lo spazio che merita. Non con la forza, ma con la presenza. Non con l’urlo, ma con la coerenza.

Trust the process” è il suo mantra. Fidati del processo. Non saltare tappe, non forzare i tempi. Ricci ci insegna che la crescita personale non è fatta di scatti improvvisi, ma di accumuli costanti, di piccole scelte quotidiane. Di errori digeriti con pazienza. Di giornate in cui ci si sente fuori posto, ma si va lo stesso ad allenarsi.

E poi, quando meno te lo aspetti, arriva una svolta silenziosa, eppure dirompente. Non una schiacciata a fil di sirena, non un trofeo alzato sotto i riflettori, ma un incontro con la parte più vera di sé. Ricci ci porta in Africa, in Tanzania, dove la polvere rossa si mescola alla semplicità, e dove ogni sorriso ha il potere di ridisegnare le priorità. È lì, tra i banchi della scuola fondata da Amani Education ODV, che il viaggio cambia direzione: non più solo crescita personale, ma dono, restituzione, apertura verso l’altro.

Ricci racconta questa esperienza con una delicatezza che commuove. Non c’è retorica, solo la stessa autenticità con cui parla delle sue crisi, delle sue cadute. Non pretende di insegnare nulla, ma finisce per trasmettere tutto: il senso profondo del servizio, il valore di chi sceglie di restare, di chi si mette al fianco degli ultimi non per salvarli, ma per camminare con loro. Perché, alla fine, la misura dell’impatto non è nei like o nei contratti firmati, ma in ciò che lasci nei cuori che hai sfiorato.

Questo libro è per chi ha paura di non essere visto, per chi conosce bene il peso di sentirsi fuori posto anche quando si è nel proprio ambiente. È per chi ha imparato a sorridere con un nodo in gola, e per chi ha camminato portandosi dietro più domande che certezze. Per chi ha creduto, anche solo per un attimo, che il valore dipendesse dalla prestazione, dal risultato, dal giudizio altrui.

Ma pagina dopo pagina, scopriamo che la vera forza nasce quando si smette di inseguire un ruolo e si comincia a vivere la propria verità. La vulnerabilità non è debolezza, ma un punto d’appoggio autentico. La fedeltà ai propri valori è ciò che ci tiene in piedi nei giorni difficili. E migliorarsi non è un atto per piacere agli altri, ma per onorare la parte più profonda di noi.

Perché, a ben vedere, anche Robin ogni tanto salva il mondo. Non con gesti spettacolari, ma con scelte quotidiane, spesso invisibili. E proprio per questo, ancora più vere.

Cima Bue

Volevo essere Robin è l’autobiografia sincera di Giampaolo Ricci, cestista e uomo che ha trasformato fragilità, insicurezze e sacrifici in strumenti di crescita. Più che un racconto sportivo, è un viaggio interiore, una riflessione sulla forza di chi sceglie ogni giorno di restare se stesso, fuori dai riflettori. Una lettura che parla a chiunque si sia mai sentito invisibile, ma deciso a lasciare il segno.Volevo essere Robin