Titolo originale: The Pursuit of Happyness
Regia: Gabriele Muccino
Anno: 2006
Nel crepuscolo della società moderna, dove i sogni si sgretolano come ceramica al suolo, vi è un uomo che non si arresta. Egli non corre. Non supplica. Cammina. Con passo saldo e occhi rivolti all’orizzonte. Il suo nome è Chris Gardner. E ogni suo passo è simile a un fendente, portato con disciplina contro l’apatia del destino.
Il suo cammino si snoda tra le pieghe più oscure dell’esistenza. Povertà. Solitudine. Rifiuto. Sono questi i tre demoni che egli affronta. Ma non con rabbia. Con presenza. Come il samurai che si inchina dinanzi al suo nemico prima dello scontro, così Chris accoglie il dolore, lo contempla e lo trasforma in forza.
Vive notti fredde in rifugi improvvisati, come un monaco senza tempio. Dorme con il figlio tra le braccia in un bagno della metropolitana, culla di pietra e vergogna. Ma lì, nella tenebra più densa, il fuoco non si spegne. Brucia. E brilla. Non è solo un padre. È il custode di una fiaccola che nessun vento riesce a spegnere.
La via dell’onore non è lastricata di successi, ma di fedeltà a ciò in cui si crede. Chris non si lascia corrompere dallo sconforto. Egli avanza, umile ma inflessibile, come il bambù che si piega alla tempesta ma mai si spezza.
Un giorno, mentre il figlio getta un pallone verso il cielo, gli dice: “Ehi papà, diventerò un professionista.” Chris, ferito dalla realtà, risponde con esitazione. Ma subito dopo, si ferma. Il suo spirito gli parla. E allora si volta, si inginocchia al suo livello, lo guarda negli occhi e pronuncia parole degne di un maestro al suo giovane allievo: “Mai permettere a nessuno di dirti che non puoi realizzare qualcosa. Nemmeno a me. Se hai un sogno, custodiscilo come fosse la tua spada. Molti, incapaci di brandire i propri sogni, tenteranno di spezzare i tuoi. Se desideri qualcosa, cercala con ogni respiro. Come se fosse la tua via. Come se fosse la tua verità. Punto.”
Queste parole, come un antico insegnamento inciso sul legno, restano. Il sogno non è un capriccio dell’animo, ma dovere sacro dell’essere. E la felicità non è un dono, è il risultato di mille battaglie silenziose combattute contro se stessi.
La regia accompagna come un maestro che osserva senza interferire. Ogni scena è un respiro. Ogni silenzio, un insegnamento. Will Smith non recita: si annulla. Diventa il vuoto necessario perché la verità emerga. I suoi occhi, pozzi colmi di paura e fede, raccontano più delle parole.
Ogni gesto, ogni sguardo è un kata. Ogni parola, un colpo di bokken ben assestato. E quando Chris, alla fine, versa lacrime silenziose tra la folla che lo ignora, non è il pianto di un uomo. È la liberazione di uno spirito che ha attraversato il fuoco ed è tornato intero.
Molte sono le strade che conducono alla disfatta. Ma una sola è la via della verità: quella che accoglie il dolore e lo trasmuta. Chris percorre questa via con la disciplina di un guerriero e il cuore di un padre.
La felicità non è promessa. È pratica. Non è concessa. È conquistata. Come il frutto che cresce su una pianta piegata dal vento. La storia di Chris ci insegna che si può essere spogliati di tutto, tranne che della propria capacità di credere.
“Solo chi cammina scalzo tra le spine con il cuore puro, troverà sotto i suoi passi il sentiero nascosto verso la vetta. La felicità non si cerca: si forgia, col silenzio, la fatica e l'onore.”
Chi pianta semi nella tempesta, raccoglierà fiori sotto il sole.
Chris Gardner ha piantato in mezzo alla roccia. E un fiore è nato. Non è fragile. Non è effimero. È ciò che resta quando ogni illusione svanisce. E ci ricorda, in ogni sua fibra, che l’essere umano è stato creato non per cedere, ma per ascendere. Anche nella polvere.
Maestro Samurai Oda Tao